Il talismano, Milano, Bianchi, 1779

Vignetta Frontespizio
 ATTO PRIMO, SCENA V
 
 CAROLINA
 
 Carolina
 Oh Lindoro fedele!
 Oh dolci accenti! Oh cara
1495amorosa espression che mi consola,
 che ravviva quest’alma!
 Io più non temo e in quest’istante, oh dio!
 un palpito di gioia al core io sento
 che di speme mi colma e di contento.
 
1500   Odo un’interna voce
 che penetrando al core
 dilegua il mio timore,
 m’invita a respirar
 
    e con soavi accenti
1505mi parla in seno e dice:
 «Spera, sarai felice,
 più non dovrai penar».
 
    Ah sento il cor che giubbila,
 che balzami nel petto.
1510Non reggo al mio diletto,
 che caldo oh dio! Che foco!
 La gioia a poco a poco
 m’induce a delirar. (Parte)
 
 SCENA VI seguita l’originale a foglio 27
 
 ATTO PRIMO, SCENA IX
 
 PANCRAZIO
 
 Aria
 
 Pancrazio
 
    Padre sono e son tutore
1515e tutor testamentario
 ed il codice mi dà
 piena ed ampia facoltà.
 
    Son di più governatore
 generale ed assoluto.
1520Son un arcicommissario
 e non soffre alcun rifiuto
 la mia grande autorità.
 
    Se la stima... Se il rispetto...
 Se l’amor... L’inclinazione... (Imitando Sandrina con caricatura)
1525Non conosco altra ragione
 che la mia disposizione.
 
    Voglio e posso quel che voglio,
 quel che voglio il voglio, il posso,
 son più fermo d’uno scoglio
1530che fra l’onde immobil sta. (Parte)
 
 SCENA X seguita l’originale a foglio 32
 
 ATTO PRIMO, SCENA XII
 
 CAROLINA
 
 Carolina
 
    Ecco pronta a voi davante
 la famosa Carolina,
 la più celebre indovina
 che si possa ritrovar.
 
1535   Degli amanti le vicende
 più nascose ella comprende,
 negli arcani di natura
 sa trovar la via sicura
 per scoprire, per predire
1540tutto quel che dee venire
 senza dubbio di fallar.
 
    Fra gli abissi e per le sfere
 col profondo suo sapere
 a squarciar l’oscuro velo
1545vola a un tratto e in un momento
 sen ritorna con portento
 tanti enigmi ad ispiegar
 quante stelle son nel cielo,
 quante arene son nel mar.
 
 Pancrazio
1550Ragazza, fra di noi... (Eccetera)
 
 Seguita l’originale foglio 33 al principio della stessa SCENA XII
 
 ATTO PRIMO, SCENA XIV
 
 Nel finale dopo le parole di Perillo: «Sono notaio, sono dottor»
 
 Sandrina
 
    Perillo amabile
 ah qual consiglio.
 
 Carolina
 
    Inevitabile
 è il suo periglio.
 
 Lindoro
 
1555   Qualche gran male
 gli arriverà.
 
 Carolina
 
    Pongasi a mano
 il talismano
 e in ogni evento
1560al caro amico
 render io spero
 la libertà.
 
 Giannina (Arriva correndo e fortemente agitata)
 
    Signor padrone,
 signor padrone
1565oh che gran cosa,
 sopravvenuto
 il suo notaio
 ben conosciuto,
 dice che l’altro
1570è un mentitore,
 un impostore,
 un ribaldaccio.
 
 Pacrazio (Levandosi impetuosamente)
 
    Ah cospettaccio,
 brutto nasaccio
1575dimmi, chi sei?
 
 Perillo
 
 Ohimè che impaccio;
 son del notaio
 il sostituto.
 
 Pacrazio
 
 Or lo vedremo,
1580venga quell’altro.
 
 Sandrina, Carolina, Lindoro, Perillo a quattro
 
 Ohimè ch’io temo
 ch’ei sia
                   scoperto.
 d’esser
 Qualche sconcerto
 qui nascerà.
 
 Notaio
 
1585   Servo lor, signori miei.
 
 Pancrazio
 
 Dite un poco in confidenza
 chi è costui?
 
 Notaio
 
                          Voi lo saprete.
 
 Pancrazio
 
 Come! Voi nol conoscete?
 
 Notaio
 
 Per l’appunto dite il ver.
 
 Pancrazio
 
1590   Come! Dite; il vostro alunno,
 Fiordaliso, il sostituto,
 dite, voi non conoscete?
 
 Notaio
 
 Flemma; piano; adagio un poco.
 Io notaio graduato
1595manu propria attesto e giuro
 che costui non vidi mai,
 che non so né meno il nome,
 che ne ignoro il quando, il come
 in palazzo pose il piè.
 
 Perillo
 
1600   Meno burle, mio signore
 da scherzar tempo non è.
 
 Notaio
 
    No; non scherzo. Olà! Chi sei?
 
 Perillo
 
 Son dottor.
 
 Notaio
 
                        Un impostore.
 
 Perillo
 
 Menzogner.
 
 Notaio
 
                         Sì ch’egli è vero.
1605Sei birbante ed assassino,
 cabalista e barattino.
 Il tuo ardir t’ha qui introdotto
 certo a togliermi il prodotto
 benché scarso del meschino
1610privativo mio mestier.
 
    Ah sacrilego furfante.
 
 Perillo
 
 Ah bugiardo ed arrogante,
 son dottor, non impostore;
 quel che vaglio hai da vedere,
1615or men vado a ricercare...
 
 Pancrazio
 
 Tu di qui non hai d’andare.
 
 Perillo
 
 Quest’affronto, questo torto
 giuro al ciel io non sopporto.
 
 Pancrazio
 
 Qui non serve far rumore.
 
 Notaio
 
1620Qui non giova far schiamazzo.
 
 Perillo
 
 Son dottor, son di palazzo
 e non soffro un disonore.
 
 Pancrazio
 
 Ingannar non mi potrai.
 
 Notaio
 
 E di qui non sortirai
1625se il tuo nome, il tuo cognome
 non risolvi di svelar.
 
 Perillo
 
    Ah tremate quanti siete,
 sì fra poco voi vedrete
 se un notaio, se un legale
1630si saprà ben vendicar.
 
 Pancrazio
 
    Parla dunque, di’, chi sei?
 
 Perillo
 
 Ah cospetto dico a lei... (Perillo battesi il petto e gli cade il naso posticcio)
 
 Pancrazio
 
 Che! Tu qui ne’ tetti miei;
 gente, birri, guardie, olà.
 
 Lindoro
 
1635   Ciel, soccorso!
 
 Sandrina
 
                                Siam spacciati.
 
 Lindoro
 
 Al soccorso, presto, presto.
 
 Pancrazio
 
 E un bandito, un fuoruscito
 colla taglia sulla testa
 ebbe ardir qui porre il piè?
1640Tu l’avrai da far con me.
 
 Perillo
 
    Ah signor, sol per amore
 fui scacciato ed esiliato
 e del nuovo fallo mio
 la cagion fu solo amor.
 
 Sandrina, Perillo, Lindoro a tre
 
1645   D’un amante disgraziato
 la pietà vi parli al cor.
 
 Pancrazio
 
    Eccomi agli ordini
 dell’illustrissimo
 e sapientissimo
1650signor dottor. (Con ironia)
 
    No, birbante, refrattario
 degli editti irrefrangibili
 no, fra i casi contingibili,
 la pietà non è per te.
 
1655   Già t’attende, già t’aspetta
 la giustizia, la vendetta
 e d’un giudice oltraggiato
 tutta tutta hai da provare
 la fatal severità.
1660Guardie... Guardie... Eccole qua. (Carolina in abito da sargente con guardia di granatieri)
 
 Carolina
 
    Alto, alto. Comandate.
 
 Pancrazio
 
 Arrestate quel ribaldo
 e fra l’armi caldo caldo
 conducetelo in prigion.
 
 Lindoro, Sandrina, Perillo a tre
 
1665Per pietà, per compassion!
 
 Carolina
 
    Presentate l’armi
 baionetta in canna
 il reo circondate;
 marciate, marciate. (Eseguiscono i movimenti militari e condotti da Carolina partono)
 
 Lindoro, Sandrina, Perillo a tre
 
1670   Per pietà, per compassion.
 
 Pancrazio
 
 Conducetelo in prigion.
 
 Pancrazio, Giannina, Notaio a tre
 
    Non mi move il suo dolore,
 s’abbandoni alla sua sorte.
 Un esempio sia d’orrore
1675a’ suoi pari il traditor.
 
 Lindoro, Sandrina a due
 
    Ah mi trema in seno il core,
 sono incerto di sua sorte
 e fra mille idee d’orrore
 va crescendo il mio dolor.
 
 Lindoro
 
1680   Cosa ha fatto finalmente?
 
 Sandrina
 
 Per amor è delinquente,
 il suo fatto è per amor.
 
 a due
 
 Egli merita pietà.
 
 Pancrazio, Giannina, Notaio a tre
 
    Un birbante, un impostore
1685non è degno di pietà.
 
 Sandrina
 
    Ah Giannina rammentate. (A Giannina)
 
 Giannina
 
 Più non penso al traditor. (A Sandrina)
 
 Lindoro
 
    Ah per lui voi perorate. (Al notaio)
 
 Notaio
 
 No; m’ha offeso nell’onor. (A Lindoro)
 
 Lindoro, Sandrina a due
 
1690   Il rigor deh sospendete.
 
 Pancrazio
 
 Lo scusate? Il difendete?
 
 Giannina, Notaio, Lindoro, Sandrina a quattro
 
 Ah
         per questo più severo
 
                         mio
 provar deve il         rigor.
                         suo
 
    Ah fra poco sul meschino
1695sfogherà quel suo rigor.
 
 Carolina
 
    Poverin, poverin, poverino!
 Ho veduto, ho veduto il meschino
 maltrattato, legato, tirato,
 in prigione, carpone cacciato.
1700Ahi ahi ahi che gran crudeltà.
 Ahi che male, che male mi fa.
 
 Sandrina, Lindoro a due
 
    Ahi ahi ahi, che gran crudeltà.
 
 Pancrazio, Giannina, Notaio a tre
 
 Ah ah ah, da rider mi fa.
 
 Lindoro
 
    Povero amico!
 
 Carolina
 
                                L’amico è scappato. (A Lindoro)
 
 Sandrina
 
1705Povero amante!
 
 Carolina
 
                                L’amante è salvato. (A Sandrina)
 
 Lindoro, Sandrina a due
 
 Cara voce, che gioia mi dà.
 
 Pancrazio
 
    Qual motivo gioiosi vi fa.
 
 Carolina
 
 Ahi ahi ahi, che gran crudeltà.
 Ahi che male, che male mi fa.
 
 Sandrina, Lindoro a due
 
1710   Ahi ahi ahi, che gran crudeltà.
 
 Pancrazio, Giannina, Notaio a tre
 
 Ah ah ah, da rider mi fa.
 
 Coro
 
 Pancrazio, Giannina, Notaio a tre
 
    Creppi, schiatti l’impostore
 dato in preda al suo malanno,
 che al suo pianto, al suo dolore
1715il mio cor giubbilerà.
 
 Carolina, Lindoro, Sandrina a tre
 
    Oh che gusto, che diletto
 che l’amico sia salvato,
 quel vecchiaccio maledetto
 di dispetto creperà.
 
 Fine delle mutazioni dell’atto primo
 
 
 ATTO SECONDO, SCENA PRIMA
 
 Zingani e zingane. La truppa esultante per la libertà di Perillo canta il seguente coro
 
1720   Viva, viva Carolina
 della truppa il primo onor;
 non v’ha zingana o indovina
 che pareggi il suo valor.
 
    Per virtù del talismano
1725è Perillo in libertà
 ma colei che il tiene in mano
 ha maggior attività.
 
    Viva, viva Carolina
 della truppa il primo onor.
 
1730   Sfoghi ognuno in questo giorno
 l’allegrezza che ha nel petto;
 schiatti il vecchio maledetto
 per dispetto e per dolor.
 
    Viva, viva Carolina
1735della truppa il primo onor,
 non v’ha zingana o indovina
 che pareggi il suo valor.
 
 Cardano
 Che diavol di fracasso.
 Olà; presto cessate
1740e di qui tutti quanti ve ne andate. (Partono i zingari)
 Carolina...
 Perillo
                      Cardano
 Carolina dov’è?
 
 Seguita l’originale folio 43, principio dell’ATTO SECONDO
 
 Aria di Cardano
 
    Oh quanti e quanti veggonsi
 nel mondo a figurar
1745che di miseria furono
 costretti a sospirar!
 
    Nega la sorte all’uno
 quel che concede all’altro;
 ma quello ch’è più scaltro
1750sa meglio approffittar.
 
    Sia caso di ragione,
 sia gioco d’impostura,
 una miglior ventura
 il tutto fa scordar.
 
1755   E il ciel se a me ricusa
 un viver più sereno,
 per Carolina almeno
 la sorte io vuo’ tentar. (Parte)
 
 ATTO SECONDO, SCENA II
 
 PERILLO, poi GIANNINA
 
 Perillo
 Cardano è un uomo accorto;
1760chi sa ch’ei non riesca
 nel bizzarro progetto? Carolina,
 opra sia di natura oppur del fato,
 merta d’esser felice e in altro stato.
 Giannina
 Veggiam se questi zingani
1765avessero una polve, una bevanda,
 una pianta, un lapillo (Non vedendo Perillo)
 per far all’amor mio tornar Perillo.
 Eccolo appunto. Oh cieli!
 Perillo in libertà. Vieni Perillo.
 Perillo
1770Che vuoi dai fatti miei? (Sentendosi nominare)
 Giannina
 In prigione non sei?
 Perillo
                                        Non ti ha portata
 il demonio all’inferno?
 Giannina
                                            Cuor ribaldo,
 tu merti ch’una stanza
 là ti sia preparata.
 Perillo
1775Tu merti esser da un orso pettinata.
 Giannina
 Che ti ho fatto crudel?
 Perillo
                                           Tutto quel male
 che far, che dir, che immaginar potesti.
 Per te fui di Pancrazio
 dalla casa scacciato;
1780per te sono esiliato ed oggi ancora
 perfida avesti il merto
 d’introdurre il notar che mi ha scoperto.
 Giannina
 Fu caso, fu accidente
 ma l’accidente, il caso
1785mi servì questa volta a meraviglia
 per punir un indegno,
 per scoprir, per troncar il tuo disegno.
 Perillo
 Parti, non provocarmi.
 Se seguiti a annoiarmi...
1790sai di che son capace...
 Vattene via di qua, lasciami in pace.
 Giannina
 Come, minacci ancor? Perfido indegno
 se mi metto all’impegno
 mi voglio vendicar, sprezzarti ognora
1795e mandarti alla fine alla malora.
 
    Crudele in altro aspetto
 fra poco mi vedrai.
 Di me ti stupirai,
 io riderò di te.
 
1800   E per maggior tua pena
 tu mi verrai dappresso
 pietà chiedendo spesso
 ma non l’avrai da me.
 
    Perillo mio carino,
1805pazienza aver ti tocca,
 via nettati la bocca,
 non son boccon per te.
 
 ATTO SECONDO, SCENA III
 
 PERILLO solo
 
 Perillo
 Se tutte le mie pene,
 se tutti i miei tormenti
1810non fosser che i spaventi
 che vuol farmi costei,
 i miei giorni tranquilli io passerei.
 Ah Perillo infelice!
 Di Sandrina l’amor t’ha rovinato,
1815ridotto in questo stato;
 e vergogna non hai? Non hai rossore?
 Che risolvi? Che fai?... Mi batte il core.
 
    Sento che il cor mi palpita,
 non so che mi risolvere
1820e già la testa debole
 comincia a vacillar.
 
    Anderò di qua lontano
 disperato per amore;
 ma risponde in petto il core:
1825«Ferma, aspetta; non lo far».
 
    Chiamerò Sandrina mia
 ma non m’ode, non risponde.
 Ahi che fiera tirannia!
 Il cervello si confonde
1830e non so cosa pensar.
 
    Care donne perdonate,
 voi ne siete la cagione,
 lo conosco, siete buone,
 siete belle ma ci fate
1835impazzire e delirar. (Parte)
 
 ATTO SECONDO, SCENA IV
 
 LINDORO, poi PERILLO
 
 Lindoro
 
    Di quest’antro fra l’orrore
 mi trasporta il mio dolore
 e a cercar di Carolina
 volgo incerto il guardo e ’l piè.
 
1840   Io la chiedo all’aure, all’onde
 e una voce mi risponde:
 «Tu la brami e l’hai vicina,
 Carolina è ognor con te».
 
 Ma qui non veggio alcun che a lei mi guidi;
1845impaziente son io
 di poterla veder. Qui pur dovrebbe
 esser di già tornata. A questo seno
 deh vieni, amato bene,
 del tuo Lindoro a consolar le pene.
1850Ma parmi che s’appressi
 un uom da quella parte.
 Chi mai sarà? Perillo! Ah con qual gioia
 veggiovi, amico, in libertà!
 Perillo
                                                   Che dite
 del bravo granatier?
 Lindoro
                                        Dico che il cielo
1855l’ha mandato, ispirato. Ma vi prego,
 Carolina dov’è? Che fa? Non posso
 viver senza di lei.
 Perillo
                                   La poverina
 si è un poco addormentata.
 Aspettate. Vedrò s’è risvegliata. (Parte)
 
 ATTO SECONDO, SCENA V
 
 LINDORO, poi CAROLINA
 
 Lindoro
1860Faccia quel che sa fare il mio tutore;
 dica quel che sa dire,
 vuo’ sposar Carolina o vuo’ morire.
 Carolina
 Ah Perillo indiscreto! (Verso la scena)
 Lindoro
                                           Che vi ha fatto
 il povero Perillo?
 Carolina
                                  Oh ciel! Qual sogno!
1865Qual piacer! Qual lusinga!
 Qual vision fortunata!
 È venuto Perillo e mi ha svegliata.
 Lindoro
 Deh perdonate, o cara,
 dell’imprudenza sua cagione io sono.
 Carolina
1870Per sì bella cagione io gli perdono.
 Lindoro
 Nella vision, nel sogno
 parte aveva Lindoro?
 Carolina
                                          Era Lindoro
 il principale oggetto
 di quel piacer che m’innondava il petto.
 Lindoro
1875Dite, dite, narrate.
 Carolina
 Lo farei ma osservate...
 Cardano mi sollecita e mi aspetta.
 Lindoro
 Vi seguirò, non cesserò pregarvi...
 Carolina
 Vengo, vengo, signor. (Verso la scena) Vuo’ soddisfarvi. (A Lindoro)
 
1880   Fra l’orror di quelle piante
 io sfogava i miei lamenti
 e s’udiva i mesti accenti
 flebil eco replicar.
 
    Chiamo allora il mio tesoro;
1885e la voce di Lindoro
 rispondendo da lontano
 io credeva d’ascoltar.
 
    Voglio andar... Oh dio! Che pena!
 Non ho fiato, non ho lena,
1890mi pareva esser legata;
 oh che sforzi! Affaticata
 non potea più respirar.
 
    Piango, grido e più m’affanno
 e il mio duol è sì tiranno
1895ch’io mi sento già mancar;
 
    ma furbetto in quell’istante
 tutt’amore a me ne voli
 e posando al fianco mio
 mi sollevi, mi consoli.
1900Ah Perillo, e perché, oh dio!
 mi venisti a risvegliar? (Parte)
 
 ATTO SECONDO, SCENA VI
 
 LINDORO solo
 
 Lindoro
 Oh sogno fortunato
 voglia il ciel che avverato!...
 Ma mi par di veder... Sono in periglio.
1905Se scoperto qui sono
 temo che qualche mal non mi succeda;
 meglio è partir, pria che nessun mi veda. (Parte)
 
 SCENA VII seguita l’originale a foglio 50
 
 ATTO SECONDO, SCENA X
 
 LINDORO e SANDRINA
 
 Sandrina
 E come mai gli è nota
 la vostra occulta fiamma? Ah qui conviene
1910un ripiego cercar.
 Lindoro
                                   Inutil fia,
 troppo nel suo pensier, troppo è fissato,
 vostro sposo mi vuole ovver soldato.
 Sandrina
 Soldato? E voi vorreste
 perdere Carolina? Espor la vita
1915dell’armi ognora al periglioso evento?
 Lindoro
 Sì, di me stesso ora maggior mi sento,
 non conosco timor, vile non sono;
 corro fra l’armi e ’l mio tutor indegno
 d’un oltraggiato amor provi lo sdegno.
 
1920   Pien di sdegno e di furore
 mi vedrà fra cento schiere
 ritornar il mio tutore
 un assalto a preparar.
 
    Ho deciso. Io son soldato
1925e fra l’armi disperato
 vo i miei torti a vendicar.
 
    Su spiegate le bandiere;
 forti adesso al gran cimento
 ed al batter del tamburo
1930avvanzate a passo lento.
 Voi a destra distaccate,
 a sinistra voi marciate,
 bombardate, canonate,
 fin là dentro s’ha da andar.
 
1935   Ah Sandrina, e che ti par?
 Non è grande il mio valore?
 Volo... Ah no... Mi trema il core
 e la bella Carolina
 tanto amabile e bonina
1940per andarmene alla guerra
 io non posso abbandonar.
 
    Cosa dunque avrò da far?
 Partirò. Sì; ma tra poco
 quanto fumo! Quanto foco!
1945Oh che strepito! Oh che chiasso.
 Oh che strage! Che sconquasso;
 oh che pianto! Oh che terror!
 
    Il nemico già soccombe,
 per noi certa è la vittoria;
1950odi il suono delle trombe; (A Sandrina)
 viva, viva il vincitor. (Parte)
 
 SCENA XI seguita l’originale a folio 54
 
 ATTO SECONDO, NELLA SCENA XIV
 
 Carolina
 Siete robusto e sano
 e degli anni a dispetto
 voi conservate ancora
1955un non so che che piace ed innamora.
 Pancrazio
 Eh sì lo so ben io.
 Mi sento un certo brio,
 un tal temperamento
 che tutto il peso dell’età non sento.
1960Ma voi che favellate
 così meco alla buona
 e in tanta confidenza
 buona vecchia chi siete?
 Carolina
 Eh voi scherzar volete,
1965voi foste sempre d’un bizzarro umore.
 Pancrazio
 (Che venisse per far meco all’amore?
 Gran fortuna è la mia!)
 Ma via presto parlate.
 Carolina
 Ciel non mi ravvisate?
1970Perduti ho dunque, eccetera.
 
 Seguita l’originale come in essa scena a folio 57
 
 Aria di Carollina
 
    Non ho più quel primo fiore
 di freschezza e di beltà
 ma mi sento il mio vigore
 né mi pesa ancor l’età.
 
1975   Nella specchio se mi guardo
 io mi sento lusingar.
 Lo conosco a più d’un sguardo
 che ancor posso innamorar.
 
    V’è più d’uno che desia,
1980che pretende questo cuor.
 Ma il mio cuor, la fede mia
 serberò costante ognor
 al mio primo e solo amor. (Parte)
 
 ATTO SECONDO, SCENA XV
 
 PANCRAZIO solo
 
 Pancrazio
 Dunque la figlia mia
1985grazie al ciel non è morta? Dunque il vero
 Carolina mi ha detto e ha indovinato?
 Genitor fortunato
 se la figlia ritrovi! A quest’oggetto
 vuo’ cercar, vuo’ mandar per ogni via,
1990perché ritorni a me la figlia mia.
 Ma pria di tutto io voglio
 di Lindoro l’affare
 proporre e terminar. Vedrà fra poco,
 vedrà quel traditore
1995che invan non parla un zio ed un tutore. (Parte)
 
 ATTO SECONDO, SCENA XVI
 
 Lindoro
 Del mio destin è giunto
 il momento fatal. Almen vorrei
 per sollievo al mio duol, al mio martire,
 Carolina veder e poi partire.
 Carolina
2000Eccolo... (Eccetera)
 
 Seguita l’originale a folio 61 di detta scena
 
 FINALE SECONDO
 
 Dopo le parole di Pancrazio:
 «Che si legga il testamento
 e poi dopo parlerò»
 
 Carolina
 
    Non conviciis, in iudiciis
 disputandum, dimicandum,
 a ratione pendet gloria,
 pendet causa et victoria.
 
 Pancrazio
 
2005   Questo pure anch’io lo so
 e a suo tempo parlerò.
 
 Lindoro, Sandrina a due
 
    Un tal astio, un tal ardire
 concepire oh dio non so. (Fra loro)
 
 Carolina
 
    No Lindoro, mio tesoro
2010non temer; ti salverò. (Da sé)
 
 Cardano, Perillo a due
 
    Arte, ingegno in sua difesa
 adoprare adesso io vuo’.
 
 coro di legisti
 
    Parla chiaro il testamento,
 ben si vede che l’erede
2015non ha molto da sperar. (Le carte prendono fuoco nelle mani de’ legisti, quali si spaventano e le gettano a terra)
 
    Fuoco, fuoco, cos’è questo?
 
 Pancrazio
 
 Questo è un segno manifesto
 dello sdegno, dell’orror
 dell’offeso testator.
 
 Cardano, Perillo a due
 
2020   Or è tempo di partire,
 torneremo ad impedire
 che si possa giudicar. (Partono)
 
 tutti
 
    Oh che fumo scellerato,
 che ha prodotto, che ha lasciato,
2025oh che fogli indemoniati!
 Fur di zolfo polverati.
 Oh che pessimo fetor!
 
 Perillo (Torna da servitore di Pancrazio)
 
    Che caso orribile
 oh dio! che pena.
2030Le gambe tremano
 e posso appena
 reggermi in piè.
 
 Pancrazio
 
    Che cosa avvenne?
 Parla, cos’è.
 
 Cardano (Da servitore come Perillo)
 
2035   Che precipizio!
 Signor padrone...
 La voce mancami...
 Che confusione...
 Non so parlar.
 
 Pancrazio
 
2040   Via presto spiegati,
 non ti confondere.
 
 Perillo
 
 Le fiamme stridono
 giù nelle camere.
 
 Cardano
 
 La casa in cenere
2045presto cadrà.
 
 Perillo
 
    Venga al riparo.
 
 Cardano
 
 Venga al soccorso.
 
 Pancrazio
 
 Presto aiutatemi
 per carità.
 
 Cardano, Perillo a due
 
2050   Il vecchio stolido
 rider mi fa.
 
 tutti
 
    Mi rende estatico
 tal novità.
 
 Pancrazio
 
    Meco venite
2055quanti mai siete;
 ma no, potete (Ai legisti)
 voi qui restar.
 
    Corro coi servi
 e torno subito.
2060Il noto articolo
 vuo’ dicifrar.
 
 coro di legisti
 
    Noi restar qui non vogliamo,
 dell’incendio paventiamo;
 la session per ora è sciolta;
2065torneremo un’altra volta,
 torneremo un altro dì.
 
 Pancrazio
 
 Ascoltate.
 
 legisti
 
                     Non vogliamo.
 
 Pancrazio
 
 Ma restate.
 
 legisti
 
                        Non possiamo,
 torneremo un’altra volta,
2070torneremo un altro dì. (I legisti partono confusamente seguitati da Pancrazio e Giannina che cercano di arrestarli)
 
 Perillo
 
    Mira Lindoro,
 Perillo io sono.
 
 Cardano
 
 Mia Carolina
 non t’abbandono.
 
 Lindoro
 
2075Tu sei Perillo. (A Perillo)
 
 Carolina
 
 Tu il padre mio. (A Cardano)
 
 Perillo, Cardano a due
 
 Ah sì son io
 di quest’incendio
 il solo autor.
 
2080   Ma non temete,
 che questo foco
 dell’arte nostra
 è puro gioco
 per liberarvi
2085dal rio tutor. (Partono)
 
 Lindoro
 
    Ah mio ben, mio bel tesoro
 dal piacer mancar mi sento.
 
 Carolina
 
 Ah Lindoro in tal momento
 tutto gioia è questo cor.
 
 a due
 
2090   Io mi scordo ogni rigore
 del destin a me nemico,
 se d’un padre e d’un amico
 s’interessa a mio favore
 il consiglio e la pietà.
 
 Pancrazio (Ritorna affannato con Perillo, Cardano e Sandrina)
 
2095   Tutto consumano
 le fiamme orribili,
 sospesi immobili
 i servi restano;
 ahi sorte barbara
2100son rovinato.
 Non ho consiglio,
 son disperato.
 
 Carolina, Lindoro, Perillo, Cardano a quattro
 
    Delira e spasima
 il vecchio sordido;
2105quelle sue smanie
 già lo riducono
 a vaneggiar.
 
 Cardano, Pancrazio, Giannina a tre
 
    Un orror gelido
 mi scuote ed agita
2110e in mezzo ai palpiti
 che l’alma opprimono
 non so che far.
 
 Pancrazio
 
    Vieni Sandrina.
 
 Sandrina
 
 Io tremo tutta
2115da capo a piè.
 
 Pancrazio
 
    Corri Giannina.
 
 Giannina
 
 Giannina sola
 pazza non è.
 
 Pancrazio
 
    Voi sulla strada (A Perillo e a Cardano)
2120chiamate gente
 e immantinente
 tornate qua.
 
 Cardano, Perillo a due
 
    Corro di volo
 per obbedirla,
2125di ben servirla
 si cercherà. (Con ironia)
 
 Pancrazio
 
    Sono prontissimi
 i servi miei,
 che a tempo fossero
2130io bramerei.
 Ma quale strepito!
 Le fiamme crescono,
 al mio periglio
 scampo non v’è.
 
 coro di gente che arriva con Cardano e Perillo
 
2135   Tutto è perduto.
 E in tal disordine
 il nostro aiuto
 giovar non può.
 
 Pancrazio
 
    È decisa la mia sorte.
 
 Sandrina, Giannina a due
 
2140Io già sono in braccio a morte.
 
 Pancrazio
 
 Son stordito, son confuso.
 
 Carolina, Lindoro, Perillo, Cardano a quattro
 
 Il buon vecchio fu deluso.
 
 Pancrazio, Sandrina, Giannina a tre
 
 Ah di noi che mai sarà!
 
 Lindoro, Carolina, Perillo, Cardano a quattro
 
 Bella scena in verità.
 
 tutti
 
2145   Che rimbombo, che rumore,
 ah mi trema in seno il core,
 non v’è scampo; io son perduto,
 chi m’aiuta per pietà.
 
    Cresce ognor la confusione,
2150che disordin, che scompiglio!
 Ah si salvi in tal periglio
 chi salvare si potrà.
 
 Fine delle mutazioni dell’atto secondo
 
 
 ATTO TERZO, SCENA PRIMA
 
 PANCRAZIO solo
 
 Pancrazio
 Oh caso stravagante! In un momento
 arde la casa tutta e in un istante
2155tutto il foco s’estingue. A dire il vero
 quest’affar non intendo.
 Fu ben grande il timore;
 ma alfin veder illesi
 i beni, le sostanze, e posto in salvo
2160tutto l’oro e l’argento
 è un contento maggior d’ogni contento.
 Io dubito... Chi sa... Forse.
 
 ATTO TERZO, SCENA II
 
 GIANNINA ed il suddetto
 
 Giannina
                                                  Signore
 un uomo vi domanda (Eccetera)
 
 Seguita l’originale con essa SCENA II, foglio 74
 
 ATTO TERZO, SCENA ULTIMA
 
 Dopo il coro:
 «Che lo sdegno, che il rigor
 ceda il loco al dio d’amor».
 
 Lindoro
 
    Se di gioia e di diletto
2165or mi brilla il cuor nel seno,
 Carolina è il dolce oggetto
 del piacer di questo cor.
 
 Carolina
 
    Se Lindoro è la mercede
 dell’affetto mio costante
2170abbastanza la mia fede
 ricompensa il dio d’amor.
 
 tutti
 
    In amor pace e contento
 senza pena non si dà.
 
    Ma alfin passa ogni tormento
2175se per guida ha l’onestà.
 
 Fine delle mutazioni del dramma